L'altro
giorno, passando in piazza con mio nipote, mi ha chiesto come mai
era
tutta agghindata di bandiere. Ho risposto che era per le
celebrazioni della liberazione dell'Italia che ricorre il 25 Aprile.
Mi ha guardato come fossi un ufo e dopo qualche minuto ha domandato:
cos'è la liberazione?. Ho risposto: Dovresti saperlo. A scuola
devono avertelo spiegato. No, ha risposto, mai. Mi è venuto un
brivido di rabbia e un sapore amaro in bocca. Non è un ragazzino
superficiale, è bravo e studioso per cui ho dedotto una triste
verità, una inammissibile lacuna formativa storica che annulla il
valore di tante vite. Naturalmente
gli ho spiegato il motivo e l'importanza di questa celebrazione
cercando
di trasmettergli il
valore del ricordo e della gratitudine, che
la
libertà non è una cosa ovvia e scontata ma una continua conquista
collettiva. Soprattutto
che tutte
quelle bandiere libere e festose che
infiocchettavano
la piazza avevano
un costo salatissimo.
Naturalmente
mi ha fatto un mucchio di domande, anche piuttosto inaspettate e
profonde per un ragazzino, per sintesi non starò qui a riportarle,
tuttavia vi
dirò che hanno fatto bene alla mia memoria. Inoltre,
senza
ombra di dubbio ho
afferrato
che
parole
come guerra, dittatura, deportazione, resistenza, democrazia, libertà
ecc vanno dette ai ragazzi e bisogna
spiegarle
senza
timore
e pregiudizi. Non solo sanno
ascoltare,
sanno anche rielaborare e trarre conclusioni dell'importanza di
guardare alla libertà di
movimento e pensiero
come un bene irrinunciabile. In
più domani
sarebbero preparati ad
affrontare consapevolmente i
rischi di regimi totalitari, le trappole del potere autoritario,
riconoscere
i
falsi miraggi egalitari, i
pericoli
di valori ideologici
rivoluzionari tirannici e antidemocratici. Il
che non mi pare poco.
difsdif
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