lunedì 30 novembre 2009

VETRINA

vetrina.JPG
Ultimamente, con la scusa che avevamo bisogno di un break , io e mia sorella  ci siamo concesse  un breve viaggetto, mentre giravamo per una delle  vie principali della città, già sfolgorante di luci e di invitanti acquisti prenatalizi, più che soffermarci sulle bellezze architettoniche  ci siamo sbizzarrite ad osservare il via vai della gente. Si recepiva che il loro andare era voglia di vedere le  novità, di scovare qualcosa di allettante  da acquistare.

Infatti, quasi tutti dopo aver sostato qualche po’ a guardare gli articoli esposti nelle vetrine, sbirciando i prezzi, peraltro impresa difficilissima,  entravano nei negozi e ne  uscivano  con colorati e griffati sacchetti di carta con l’aria felice e soddisfatta. Guardando qua e la ci siamo accorte che  davanti ad un negozio c’era la fila, pensando che fosse dovuto ai prezzi vantaggiosi abbiam convenuto d’approfittare. Arrivate davanti alla vetrina con qualche sbracciata, era tanto invitante che abbiam cercato i prezzi,oh, non c’era un prezzo visibile, se non con la lente d’ingrandimento. Perplesse siamo entrate, guarda qua, vedi la, palpa e controlla, mia sorella poi abituata a stare tra vetrini e microscopi è una pignola terribile,  sbalordite ci siamo rese conto che erano tutti “tarocchi”si,  griffe famose taroccate, vendute  a più non posso, il bello è che la gente “straniera” come noi sapeva, c’era venuta di proposito. Non ci siamo comprate nulla, nessuna delle due avrebbe avuto il coraggio di indossare o regalare un oggetto  falso.  Uscite dal negozio ridendo abbiam continuato a scrutare per vedere se c’era l’ombra di qualche negozietto dove trovare almeno un oggetto tipico da riportare come trofeo, neanche l’ombra, l’unica cosa tipica, in quella strada, erano solo i luoghi di ristoro.

Nel tornare a casa ci è venuto spontaneo fare qualche considerazione sociologica, qualche parallelo costrittivo imposto dalla vita,  tipo: un lavoro che  obbliga alla visibilità esterna ci rende merce. Di conseguenza ci costringe a vestirci, lustrarci, impacchettarci per farci apprezzare, a infilarci  dentro una bella lattina con tanto di etichettatura distinguibile da lontano se vogliamo che qualcuno  ci considera. Dobbiamo scotolarci e confezionarci secondo le tendenze. Si, dobbiamo essere “ trend “ nel gestire, nel sorridere e nel comunicare per essere ascoltate, non essere scavalcate, messe nel retrobottega. Dobbiamo  renderci involucri esteriori perfetti e appetibili per esistere. Non importa se siamo un cliché, un barattolo vuoto, una scatola senza contenuto, un pacchetto  di cartaccia, ciò che conta è essere commercialmente ratificate, approvate, riconosciute  degne di stare sullo scaffale della vetrina, spiaccicate  in mezzo a tanta altra merce che regola  il sistema.

Basta apparire un contenitore convincente per convincere che il contenuto vale.!!! 

Tutto questo sforzo, ovviamente costa sofferenza, fatica ed energie, grava spirito, mente e corpo,  accumula tanta rabbia repressa che può triturare e ingoiare mentre ci si adatta. Ci trasforma nello stereotipo efficiente privo di ariosa giocosità e libertà al pari degli oggetti taroccati,  in mostra dietro  lustri cristalli. Ormai  si apprezza la  vetrina, che sia rappresentata da uno stupido trono, una casa artificiosa, un siparietto domenicale dove qualunque baggianata dici diventi eroe, ti strapagano per mezz’ora di mutismo, fai quattro salti in “padella”  e voilà sei un mito, un immagine sacra da portare in processione da una rivista ad un'altra, da una discoteca a un calendario. E il resto? Il resto non conta.....

Ogni tanto qualcuno scoppia, non resiste più e allora grida:

 

Vita, vita, vita

dove m’hai sbalzata?

In vetrina

mi sento schiacciata

Apri

maledetta

la porta barrata

Fammi uscire

nel reame incantato

Dove

io possa giocare

beata

Abbandonarmi

all’abbraccio assolato

Altalenar

sulla falce  lunata

Vagabondar

fra grattacieli e piedi

Dormire

vinghiata  al marciapiede

Destarmi

ammaccata da pedata

Vita, vita, vita

sii generosa

Spalanca la porta

vetrosa

Lascia ch’io vada

leggera

Danzi e volteggi

rotoli sudata

tra i fili

ingarbugliati della strada

Vita, vita, vita

in  vetrina  mi sento stretta

Rompi i vetri

maledetta!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 24 novembre 2009

BASTA VIOLENZA ALLE DONNE

 

anfora.jpg

Domani, 25 è la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne.

.

Quasi ogni giorno, i mezzi d’informazione riferiscono fatti cruenti a danno di donne, giovani e meno giovani per motivazioni insensate come nel caso di Hiina sgozzata dal padre padrone, o Lorena soffocata, bruciata e gettata in un pozzo da tre coetanei. - Per questo  l’ANFORA della staffetta  è partita da Niscemi per concludersi a Brescia.-Riflettendo bene pressoché un bollettino di guerra.

martedì 17 novembre 2009

FAME DI VITA

fame.jpg
                                                    ...........HO… FAME...............                                               

venerdì 13 novembre 2009

Realtà e ingegno


biglie.JPG
Noi siamo energie compenetrate e compenetrabili dell'universo ma sappiamo ben poco in relazione alla sua complessa vastità. Sosteniamo il certo e tendiamo ad escludere l'incerto così spesso annulliamo la possibilità di accedere a piani di conoscenze insolite negando a noi stessi l'opportunità di evolverci in modo naturale e in armonia con quanto ci lega al vicino e al lontano. Talvolta è solo un fatto banale o il caso ad allargare gli orizzonti , a mettere in moto i meccanismi di studi ed esperimenti scientifici che  portano a scoperte, conquiste e progressi eccezionali.

mercoledì 11 novembre 2009

VINO, CASTAGNE E COMPAGNIA

Anche quest’anno è andata, come si suol dire  abbiamo fatto il nostro San Martino. Ci siamo radunati una trentina,  fra parenti e amici, a casa mia concordando una serata informale, da passare in allegria, senza tanti fronzoli,  intorno al camino a smangiucchiare,  cuocere castagne, brindare col novellino, scherzare, raccontare un po’ di fatterelli e anche  sbracare su questo e quello. Ognuno ha portato qualcosa da sgranocchiare e da bere. Alla fine ne è rimasto tanto che per tre giorni farò a meno di cucinare! E’ stata una serata rilassante, festosa e piena di sana letizia, i ragazzini si sono divertiti un sacco ad ascoltare i racconti rievocativi dei grandi, hanno voluto sapere un sacco di cose, così gli abbiamo raccontato la leggenda di San Martino, perché si chiama estate e si festeggia. Debbo dire che il racconto è stato un po’ pasticciato dai ricordi diversi che ognuno di noi si era fissato nella mente da bambino, ascoltando i racconti dei propri nonni o genitori, dalle risate e gli sfottò reciproci, perciò  non so quanto abbiano capito. Comunque i racconti hanno creato  un’atmosfera viva e familiare, un po’ retrò e con  qualche sfumatura  d’ antiche  situazioni vissute in passato, tuttavia senza eccessive nostalgie che facessero languire la serata, anzi tutto s’è concluso felicemente con cantilene  e filastrocche legate alle nostre diverse radici che andando nel solito ristorante o pizzeria sarebbero rimaste nei cassetti della memoria. Riporto una canzoncina  della mia terra, non per snobbare le altre, perché non le so:

 

Tre iorni e un pezzettino  iè l’estate de’ San Martijo

Lo primo, stua la botte e saggia lo vino

‘mazza lo porco e spartisci co’ io vicino

coci lo pane e lo dolcino  piccia el lume e lo camino

‘loggia e sfama lu poverino poia la zucca sol cuscino

dormi e sogna e  no’ pensà el demane ci'è sarà

Lu  secondo, ‘sloca l’oio da’ mulino solca lu campo co’ vijno

da semenza a ugellino poia lu mosto ne’ io bottino

copri moie e bambino diidi pane co’io  miserino

scruta lu monte se ha cappeio e lu fosco lu pianello

piccia foco e lumino pe’ vede lu cammino

Mangna e bei  a cor felice  ballotta e  spagnotta

Spranga l’uscio lu diavolaccio ricoera lu poieraccio

Poia la zucca sol ganciale dormi e sogna el demane

Lu  terzo,  mungni vacca spraia l’aia pilja ascia e canestra

va  a macchia a fa’ la frasca  la fastella a fascina

mucchia grano e sfarina aggrega moglie e vicina 

marita figlia zitellina scampana donna birichina

tira lo vicino pe’ fondello pe’ scampà da l’onferno

piccia foco ne’io camino metti tizzo no’ scaldino

cuccia  lo caldaro pe’ faiolo mesta e rimesta  co’ ramaiolo

brustola pane salsiccia e  costacina sgreppia fino a mattina

lu pezzetto chie rimane te serve pe’ demane

tizza carbone carica schioppo va’ a salà lu maiale

rimpinza la pansa e sona campane no scordà lo salame

ringrazia San Martijo chie l’inverno iè vicino

 

Non conosco l'autore.Da ragazzini si cantava la sera correndo a cerchio intorno ai  falò che si accendevano  in onore di San Martino, c'era sempre qualcuno che ci accompagnava suonando l'armonica a bocca.

Per la cronaca: San Martino era di Pannoia, un paese dell'attuale Ungheria, è il patrono dei poveri e dei mendicanti (dal significato simbolico della spartizione del mantello) dell'esercito e della fanteria (dal significato del suo nome che deriva da Ares, Marte, dio della guerra) da noi anche del fuoco, dell'amore non corrisposto, degli imprevisti nei viaggi. Le forme dei simboli associate al Santo sono: la palla di fuoco rotolante e il bastone pastorale. Il colore  rosso. I numeri 11 e  4, quest'anno anche il 33.

 

Scansione0008.jpg

domenica 8 novembre 2009

Croce si, Croce no?

croci%20a%20m_.jpg
In questi giorni, dopo la sentenza della corte europea, tutti si affannano a parlare e straparlare del Crocifisso. Naturalmente chi è ateo strombazza una vittoria del suo diritto di escludere dalla vista una “ croce “ “ appesa ad una parete pubblica, qualcuno più agguerrito si spinge